Una relazione sentimentale che funzioni è sempre frutto di un duro lavoro, la sincerità è elemento basilare, l’equilibrio precario. Una relazione fra due bugiardi di professione, invece, è un rapporto di difficile gestione in cui il punto di bilanciamento è difficile da trovare.
«Se ti avessi detto che ti amavo avrebbe fatto la differenza?» chiede lei a lui. «Se lo avessi detto o se ci avessi creduto?» risponde lui.
I due sono il funzionario della CIA Claire Stenwick (Roberts) e l’agente dell'MI-6 Ray Koval (Owen). Abbandonato il mondo dei servizi segreti governativi per stare insieme decidono di speculare su una guerra fredda che infuria tra due multinazionali rivali. La loro missione è entrare in possesso della formula di un prodotto che farà la fortuna della società che lo brevetterà. Duplicity è la storia d’amore vista da due punti diversi, il gioco e il doppio gioco, la doppiezza dei binari del rapporto.
Da sempre attratto dalle storie di spionaggio, il regista del film Tony Gilroy è già noto per aver creato la saga di Jason Bourne e ha svolto delle ricerche durante la preparazione del soggetto.
Le location spaziano da New York alle Bahamas, Roma, Londra, Dubai. E si può sognare con l’immaginazione.
Ottima sceneggiatura, cast stellare e ben collaudato (la coppia Clive Owen e Julia Roberts), buona regia e tanto garbo. Mai una pistola, niente violenza (se non verbale, ma anche questa con classe), dialoghi scoppiettanti, due protagonisti con charm da vendere, un intrigo internazionale, un finale sorprendente. Da non svelare assolutamente.
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